L’autunno musicale triestino non poteva cominciare in maniera migliore: al Teatro Miela arriva una leggenda del rock e non solo…Marky Ramone!
Se dovessimo contare sulle punte delle dita le band che hanno più influenzato il rockarama dagli anni ’70 ad oggi, sicuramente vi troverebbero posto i Ramones. Scanzonati, irriverenti, ruvidi, immediati, rappresentano nei loro brani l’essenza dello spirito rock’n’roll virato attraverso i ritmi veloci del punk e condito da un innato talento per la melodia ad effetto. Ma i Ramones vanno oltre la musica: basta constatare l’onnipresenza del loro merchandising, dalle t-shirt a…qualsiasi cosa vi venga in mente per decretarne la pervasività, ancora oggi.
Ma non tergiversiamo un minuto in più: prevendite esaurite giorni prima , le centinaia di fan provenienti da Trieste, Italia, Slovenia, Croazia, Austria si assiepano fuori dal teatro già nelle prime ore del pomeriggio, contribuendo a creare un clima di grande allegria che si continuerà a respirare fino alla fine della serata.
Mentre all’interno fervono i preparativi.
Già, perché prima dell’esibizione di Marky Ramone con i suoi Blitzkrieg suona un’interessantissima band catalana. I Dept. propongono un sound distante da quelle che sono le corde e le coordinate su cui presumibilmente si muovono i fan dei Ramones, ma vanno riconosciuti loro un grande impatto live e la capace di scrivere melodie e trame decisamente intriganti, con le quali non fanno fatica a conquistare il pubblico.
Spettatori che continuano ad arrivare, nella speranza che qualcuno abbia rinunciato alla propria prenotazione ed appaia quindi, magicamente, un altro biglietto. Il tutto con la massima civiltà ed il sorriso sulle labbra, alla faccia di chi pensa che il popolo rock sia arrabbiato e cattivo.
E così è un’esplosione di gioia ad accogliere l’ingresso sul palco della band che accompagna Marky Ramone nel suo viaggio attraverso classici ancora attuali.
Il pubblico è in costante movimento, prima durante e dopo il concerto che parte alla grande con “Rockaway Beach”. Non c’è un attimo di sosta, né spazio per considerazioni, monologhi o cliché: solo canzoni, una dopo l’altra, un ritmo vorticoso che consuma la folla ondeggiante senza però impedirle di continuare a cantare. E così, dopo “Teenage Lobotomy” e “Psychotherapy” arriva “Do You Wanna Dance”, quindi “I Don’t Care” e poi uno dei pezzi più noti (ma ce ne sono di non noti?) come “Sheena Is A Punk Rocker”. Veloci e pieni di adrenalina con la loro durata rigorosamente contenuta – quasi a voler concentrare l’energia nello spazio di poche decine di secondi – ecco in rapida sequenza “Havana Affair”, “Commando”, “Beat on the Brat”, “53rd and 3rd”, “Rock’n’Roll Radio”, “Now I Wanna Sniff Some Glue”. “Gimme Gimme Shock Treatment” è un altro degli apici di un concerto costellato di picchi, come la successiva “Rock’n’Roll High School”, tema del film omonimo in cui muoveva i primi passi dietro la macchina da presa, quasi trentacinque anni fa, Joe Dante. E ancora “She’s The One”, “Judy is a Punk”, “Poison Heart”, “I Believe in Miracles”, “The K.K.K. Took My Baby Away” prima di un gioiello low key come “Pet Cemetery”. Dopo “Chinese Rock” arriva uno dei pezzi più attesi della serata, “I Wanna Be Sedated”. C’è tempo ancora per “I Don’t Wanna Walk Around With You” e “Pinhead” prima che Marky & co. se ne vadano dal palco per la prima volta.
Non passa molto tempo perché rientrino, ovviamente, richiamati da un tifo da stadio per la prima tornata di bis: “Something To Do”, “Cretin Hop” e “R.A.M.ON.E.S.”. Quest’ultima, in particolare, sottolinea come continui a vivere, anche con il solo Marky fra i membri della line-up storica, lo spirito (auto)ironico che ha sempre contraddistinto la band: la canzone, infatti, è stata scritta nel 1991 come tributo dagli amici di lunga data Motörhead. Un omaggio che all’epoca ha fatto dire a Joey Ramone: “È stato l’onore più grande, come se John Lennon scrivesse una canzone per te.” E questa sera è come se il cerchio si chiudesse, come se Marky con i suoi nuovi compagni d’avventura volesse riversare il tributo su un pubblico in delirio e, idealmente, su tutte le band che dai Ramones sono state influenzate.
C’è spazio ancora per tre pezzi, e che pezzi! Dopo “Loudmouth” un’altra cover, resa indimenticabile e personale dalla band con il proprio stile, replicato ad hoc sul palco del Miela: “Wonderful World”, penultima freccia prima della conclusione affidata – e non poteva essere altrimenti – a “Blitzkrieg Bop”.
“Hey ho let’s go!” Non c’è proprio nessuno che riesca a non gridarlo, stasera.